Le chiavi che svelano il segreto della distribuzione dei numeri primi
I
Fra le adozioni della umanità, nel corso della sua esistenza, l’acquisizione e utilizzo dei numeri naturali interi positivi, a prescindere che essi costituiscano una scoperta o una invenzione, si colloca fra le più antiche seguendo quelle basilari del fuoco, della parola e della scrittura. Nell’antichità, dopo diversi sistemi di contabilità in uso a popolazioni diverse che oscillavano dalla base tre a quella sessagesimale, è infine prevalso l’uso del sistema decimale, che già Aristotele, commentandone l’utilizzo, annotava come naturale trasposizione anatomica del corpo umano stante che nelle nostre mani si contano dieci dita. L’evoluzione di tale sistema, in ultimo con l’ausilio dell’informatica, ha consentito a matematici e fisici di fare realizzare all’umanità passi da gigante. Tuttavia, nell’ambito della mole di tali acquisite conoscenze che i matematici si trasmettono tramite una mole gergale di segni che sintetizza pregresse conoscenze e nuovi concetti, si annida ancora una primitiva lacuna che riguarda la causa della formazione dei numeri primi nel contesto dei numeri naturali. Una lacuna non individuata a causa di una falla che riguarda la mancata conoscenza di una grandiosa proprietà dei numeri naturali i quali si avvalgono di un sistema estraneo a quello decimale disciplinato dall’uomo, ovvero il sistema quadratico che, facendo perno sui quadrati perfetti e su un particolare divisore in dotazione di tutti i numeri naturali, li organizza in infinite “famiglie numeriche” composte di elementi i cui predetti divisori li distinguono in numeri primi, numeri secondi, numeri terzi e così via.

II
Intervalli quadratici e divisori Mm, chiavi della distribuzione dei numeri primi
I numeri naturali interi si distinguono in primi e composti. La differenza fra gli uni e gli altri consiste nella loro divisibilità. I primi, considerati i mattoni dell’aritmetica, sono divisibili solo per 1 e per se stessi; i composti, oltre che per 1 e se stessi, sono divisibili anche per altri numeri. Ad esempio, il numero primo 11 è divisibile per 1 e per 11 mentre il successivo 12, essendo composto, oltre che per 1 e per 12, è anche divisibile per 2, 3, 4, 6. A differenza dei composti, i numeri primi hanno una distribuzione discontinua, ovvero non prevedibile. A partire dai più piccoli la loro ordinata elencazione consente di esplicitarne l’assunto: 2, 3, 5, 7, 11, 13, 17, 19, 23, 29, 31, 37, ecc. Tutti i numeri primi, a parte il 2, sono dispari non multipli di altri numeri. Altra loro caratteristica è la tendenza alla rarefazione. Dei primi cento numeri naturali, i numeri primi costituiscono il 25%; dei primi mille il 16,8%; dei primi diecimila il 12,29%, dei primi centomila il 9,59 e così via scemando. Nel 300 a.C. Euclide dimostrò che nonostante la loro tendenza alla rarefazione essi sono infiniti. Intorno al 1800 il tedesco Gauss e il francese Legendre trovarono una costante di rarefazione, tuttavia, per quanto assiduamente cercata non è mai stata individuata la legge matematica che disciplina la distribuzione dei numeri primi e ciò ha indotto a dubitare che essa effettivamente esista.
Il grande matematico Eulero nel 1721, in proposito, ebbe così a esprimersi: “Ci sono alcuni misteri che la mente umana non penetrerà mai. Per convincersene non dobbiamo far altro che gettare un’occhiata alle tavole dei numeri primi. Ci accorgeremo che non vi regna né ordine né legge”. Marcus du Sautoy, nel suo libro pubblicato nel 2003 ”L’enigma dei numeri primi”, fra l’altro, scrisse: “Come potremo mai riuscire a tracciare un percorso attraverso un tale caos infinito di numeri e a individuare una struttura che ci permetta di prevedere il loro comportamento? (…) Il pensiero laterale, la capacità di rovesciare un problema o di rivoltarlo per vederlo da una prospettiva nuova, è un tema di immensa importanza per le scoperte matematiche”.
Umberto Eco, noto semiologo e filosofo, che in matematica si autodefiniva uno zero, nel 2004, in una sua nota rubrica (Minerva) del settimanale L’Espresso, commentando a suo modo il libro sui numeri primi di Marcus du Sautoy, spinse oltre la sua riflessione: “ … Ora, o la loro successione segue una regola, noi non la conosciamo ma Dio si, e allora tutto andrebbe bene, almeno per Dio. Oppure i numeri primi arrivano davvero a caso, e in tal caso Dio si troverebbe di fronte al Caso, e del caso sarebbe l’effetto, o almeno la vittima non onnipotente (oppure Dio e il caso sarebbero la stessa cosa). Quindi trovare la regola per prevedere la successione dei numeri primi sarebbe l’unico modo per provare non dico l’esistenza ma almeno la possibilità di Dio” e a me che allora vagavo nella oscurità di un totale ateismo, tale riflessione ebbe l’effetto di una molla che mi scagliò alla ricerca dell’interruttore che avrebbe acceso la luce in grado di “non escludere la possibilità di Dio”.
Correva allora, come detto, l’anno 2004. Nei ritagli di tempo del mio abituale lavoro, che niente aveva da spartire con tale l’argomento, nel tempo libero dedicai successivamente parte delle mie amene letture anche allo studio di proprietà note e ignote dei numeri naturali. Lessi, fra gli altri, anche un libro il cui titolo mi incuriosì particolarmente, ovvero: “L’ossessione dei numeri, Bernhard Riemann e il principale problema irrisolto della matematica” scritto da John Derbyshire. In seguito, da qualche parte, lessi una frase del fisico Jhon Wheeler, di certo riferito a qualche altro argomento, che annotai ritenendolo di auspicio: “Un giorno troveremo “la risposta” e saremo sbalorditi della sua semplicità. Un giorno sicuramente vedremo il principio alla base dell’esistenza come così semplice, così bello, così avvincente, che ci diremo tutti l’un l’altro: “come abbiamo potuto essere tutti così stupidi per così tanto tempo? ”
Nel corso della primavera del 2009, studiando la congettura sui numeri primi fatta da Ludwig Oppermann, ebbi una fondamentale intuizione che ritenni risolutrice per la dimostrazione della congettura stessa, la quale, indagata successivamente, a sua volta, si è rivelata sempre più base di partenza di ulteriori scoperte che collimano con la principale proprietà degli intervalli quadratici. Tali ulteriori scoperte da un lato ampliano l’efficacia del metodo di divisibilità di Pierre de Fermat e dall’altro, illuminando un aspetto mai indagato della Spirale di Ulam, mettono in risalto delle ulteriori sorprendenti proprietà dei numeri naturali i quali, osservati con la lente offerta dagli intervalli quadratici e dai suoi particolari divisori, risplendono di nuova luce.
A che mi riferisco e cosa sono gli intervalli quadratici ai quali ho appena accennato ?
Nel suo naturale percorso che da 1 procede verso l’infinito, l’insieme dei numeri naturali interi e positivi si scompone in infiniti sottoinsiemi consecutivi costituiti da coppie di intervalli A e B, limitati e chiusi [n(n-1)+1, n2] e [n2+1, n(n+1)] all’interno dei quali si formano delle “famiglie numeriche” formate da elementi consecutivi, ciascuno dei quali è tendenzialmente caratterizzato da un diverso divisore Mm. Ogni elemento di ciascuna di tali “famiglie” ha un divisore Mm diverso dagli altri elementi che compongono lo stesso intervallo e tutti insiemi formano una compatta squadra i cui divisori Mm formano una scala progressiva che parte dal 1 e arriva sempre alla radice del quadrato perfetto al quale si riferisce ciascuna coppia di tali intervalli.

Ad esempio, si consideri l’intervallo A di n=5 composto dai numeri 21, 22, 23, 24, 25 i cui rispettivi divisori Mm sono 3, 2, 1, 4, 5; di n=5 si consideri anche il relativo intervallo B, composto dai successivi 26, 27, 28, 29, 30, i cui divisori Mm sono rispettivamente 2, 3, 4, 1, 5. In entrambi i casi si ha una “famiglia numerica” composta da 5 elementi (quantità uguale alla radice del quadrato perfetto 25, ultimo elemento dell’insieme A) i cui divisori Mm riordinati progressivamente corrispondono a 1, 2, 3, 4, 5, laddove 1 corrisponde al divisore di un numero primo (23 per l’insieme A e 29 per l’insieme B) mentre 5 corrisponde alla radice del quadrato perfetto di pertinenza degli intervalli A (25) e al corrispondente numero oblungo degli intervalli B (30=5×6).
In ciascuna coppia di tali intervalli quadratici, gli elementi dell’insieme A hanno sempre uguale quantità a quelli dell’insieme B, mentre al succedersi di tali intervalli la quantità dei nuovi elementi si accresce sempre di una unità sia nell’insieme A che nell’insieme B, cosicché la naturale quantità di elementi di ciascuna coppia di intervalli A e B, a partire dai primi due intervalli, eccezionalmente costituiti da un solo elemento ciascuno, costantemente si evolve secondo la seguente progressione quantitativa di elementi: 1, 1; 2, 2; 3, 3; 4, 4; 5, 5; …, n, n; Tale evoluzione della quantità degli elementi di ciascun intervallo che comprende tutti i numeri naturali da 1 all’infinito, nessuno assente e nessuno ripetuto, comprende sempre, quale ultimo elemento di ciascun intervallo A, un nuovo quadrato perfetto il cui pertinente valore della radice determina la quantità dei numeri naturali degli insiemi A e B, così come si evince dal seguente iniziale prospetto:
01 – 02;
03, 04 – 05, 06;
07, 08, 09 – 10, 11, 12;
13, 14, 15, 16 – 17, 18, 19, 20;
21, 22, 23, 24, 25 – 26, 27, 28, 29, 30;
31, 32, 33, 34, 35, 36 – 37, 38, 39, 40, 41, 42;
43, 44, 45, 46, 47, 48, 49 – 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56.
Tale organizzazione prevede la corrispondenza biunivoca di gruppo tra quantità di elementi degli intervalli e quantità dei loro divisori Mm (acronimo di Maggiore dei minori) che coprono l’intera scala compresa fra 1 ed n, cosicché, ad esempio, il corrispondente divisore Mm della prima coppia di intervalli costituita da 1 e 2, è 1, 1 in quanto entrambi divisibili solo per 1 e per sé stessi; i corrispondenti divisori Mm della seconda coppia di intervalli (3, 4 e 5, 6) sono 1, 2, e 1, 2; i corrispondenti divisori Mm della terza coppia di intervalli (7, 8, 9 e 10, 11, 12 sono 1, 2, 3, e 2, 1, 3; i corrispondenti divisori Mm della quarta coppia di intervalli (13, 14, 15, 16 e 17, 18, 19, 20 sono 1, 2, 3, 4, e 1, 2-3, 1, 4. Pertanto ad ogni intervallo A e B composto da n elementi corrisponde sempre un intervallo di n divisori Mm i cui valori sono compresi fra 1 ed n.
Ogni qualvolta qualche elemento dell’intervallo accentra su di sé più di un divisore Mm, tale confluenza di divisori Mm nel medesimo elemento numerico è causa, nello stesso intervallo, della replica di elementi il cui divisore Mm è MCD dei divisori Mm confluenti. Ad esempio, nell’intervallo B dello stesso n=4, composto dagli elementi 17, 18, 19, 20, poiché l’elemento 18 è contemporaneamente divisibile sia per 2 che per 3, fra loro primi, allora, poiché MCD di 2 e 3 è il numero 1, la confluenza dei due divisori 2 e 3 sull’elemento 18, stante che il loro MCD è 1, diviene causa della replica di un elemento di uguale divisore il che, in tale intervallo, comporta la presenza di due numeri primi. Infatti, i divisori dei quattro elementi di tale intervallo sono 17=1; 18=2, 3; 19=1; 20=4, ovvero intervallo contenente la presenza di un elemento con due divisori Mm fra loro primi che causa la doppia presenza di numeri primi nel contesto dello stesso intervallo.
Tale “naturale” dinamica matematica (provvista di una serie di regole uniformemente applicabili a tutti gli intervalli) è quindi causa di almeno un numero primo per ciascuno degli intervalli A e B iniziali e, col costante aumentare della quantità di elementi contenuti negli intervalli man mano che cresce il valore di n, diviene causa di una frequente crescita di numeri primi all’interno degli intervalli medesimi. Tale dinamica matematica spiega perché nei 10 elementi dell’intervallo A che fanno riferimento al quadrato perfetto 100 [91, 100] si trova un solo numero primo mentre nei 10 elementi successivi [101, 110] che costituiscono il pertinente intervallo B se ne trovano 4. La stessa dinamica matematica spiega anche perché, a partire da n=4, in tutti gli intervalli B di n pari esistono sempre almeno due numeri primi: [17, 20; 37, 42; 65, 72; 101, 110; 145, 156; …]
Maggiore è la quantità di tali tipi di confluenze di divisori negli intervalli, maggiore è la presenza dei numeri primi. Basti pensare che mentre entro le prime 17 coppie di intervalli la quantità dei numeri primi in essi contenuti oscilla fra 1 e 4, già a partire da n=18 ciascun intervallo A e B, contiene sempre almeno due numeri primi. In ogni caso, qualsiasi sia il valore di n, esiste sempre la corrispondenza biunivoca fra quantità di elementi e distribuzione di divisori Mm che sempre copre l’intera gamma di valori compresi fra 1 ed n, laddove gli estremi [1, n] rappresentano 1= divisore Mm dei numeri primi ed n radice del rispettivo quadrato perfetto. Grazie al metodo di divisibilità individuato da Fermat, opportunamente esteso, da ciascuno di tali intervalli si ricavano sempre alcuni divisori Mm che consentono la subitanea individuazione di alcuni elementi sicuramente composti mentre con un metodo suppletivo si vanno ad individuare tutti gli altri elementi composti rimanenti dell’intervallo. Perennemente, gli elementi residui di tali crivelli isolano ed individuano sempre i restanti elementi quali numeri primi.
Considerate le precise regole di individuazione gerarchica di tutti gli elementi composti di ciascun intervallo è, sempre possibile, tramite l’ausilio di un eventuale programma informatico appositamente predisposto, individuare celermente negli elementi residui i sicuri numeri primi appartenenti a ciascun intervallo. Tuttavia, poiché ciascuna coppia di intervalli quadratici A e B fa riferimento a un diverso quadrato perfetto, essendo il valore di ciascuna radice ovviamente diverso da tutti gli altri, e dovendosi strutturare la ricerca degli elementi obbligatoriamente secondo il valore gerarchico dei divisori Mm (partendo dal valore più alto e proseguendo gradualmente verso il basso fino al valore 2), essendo perennemente diversa la quantità degli elementi di ciascuna coppia di intervalli dalle altre coppie, si verifica una frequente alterazione delle postazioni assunte dagli elementi residui dei numeri composti e ciò implicitamente determina una frequente alterazione di posizione dei numeri primi all’interno degli intervalli quadratici. Il che impedisce che possa esistere una formula univoca che consenta di estrapolare dal contesto dei numeri naturali tutti i numeri primi.
Il fatto che la presenza dei numeri primi all’interno degli intervalli quadratici tenda ad aumentare (si consideri in proposito che quando n assume il valore n = 20.000 i numeri primi presenti nel pertinenti intervalli A e B corrispondono rispettivamente a 1029 + 986, il che equivale alla quantità di confluenze di divisori Mm presenti negli stessi intervalli) non è una contraddizione bensì un naturale freno alla rarefazione; un freno che se non esistesse, ridurrebbe drasticamente l’effettiva quantità dei numeri primi rispetto ai composti, sia pure conservando la loro onnipresenza all’interno degli intervalli, e renderebbe estremamente semplice il calcolo della quantità dei numeri primi (sempre uno per ciascun intervallo, così come succede per le primissime coppie di intervalli).
Tale naturale struttura distributiva dei divisori Mm all’interno degli intervalli quadratici dei numeri naturali interi positivi che garantisce sempre la presenza di almeno due numeri primi fra ciascun quadrato perfetto e il suo successivo (almeno uno per ciascun intervallo A e B), stante che i quadrati perfetti non hanno mai fine, dà “corpo” alla astrazione del teorema euclideo che, nonostante la tendenza alla rarefazione, assicura e garantisce l’infinita presenza dei numeri primi essendo naturale la loro presenza all’interno di ciascun intervallo quadratico A e B.
Al contempo, la stessa semplicità concettuale delle altalenanti confluenze dei divisori Mm nei numeri naturali composti compresi negli intervalli quadratici che determinano il ritmo sincopato dei numeri primi, considerato che non esistono ulteriori ragioni matematiche che possono variarne il flusso, induce a dedurre che la rarefazione dei numeri primi rimarrà costante nella misura quantificata da Gauss anche nelle regioni matematiche ignote e pertanto la eventuale dimostrazione della ipotesi di Riemann non potrà che risolversi positivamente.
III
Intervalli quadratici e divisori Mm, chiavi della distribuzione dei numeri primi
Riflettendo sulla dinamica matematica assunta dagli elementi e dai pertinenti divisori Mm degli intervalli quadratici penso che, essendo i numeri primi essenza che costituisce la base della evoluzione matematica, la loro asimmetrica distribuzione nel contesto dei numeri naturali nasconde una regola talmente elementare da potersi considerare primordiale. Una base dalla quale i moderni discepoli di Euclide, a causa della continua evoluzione di segni e concetti in uso alla matematica moderna, si vanno sempre più allontanando, rendendo così sempre più remota la possibilità di un aggancio dell’edificio matematico con le sue fondamenta.
Già da diversi decenni, fra gli esperti di analisi matematica vige la diffusa convinzione che poiché i grandi matematici del passato ai loro tempi hanno “sicuramente” percorso tutti i semplici sentieri possibili senza approdare alla soluzione del dilemma relativo alla distribuzione dei numeri primi, si deduce che non esiste una soluzione semplice del problema e tale errata convinzione pregiudica il loro rapporto con qualsiasi ricerca elaborata in forma elementare, imperando la pseudo certezza che l’agognata soluzione possa essere offerta solo e soltanto risolvendo l’ipotesi di Riemann del 1859; soluzione, peraltro, da allora invano cercata e nonostante empiricamente avallata, da madre Natura non offerta ai matematici che vi si sono cimentati. Tale convinzione sembra essersi accentuata a seguito della complessa soluzione matematica offerta nel 1994 dal matematico inglese Andrew Wiles relativamente al quesito posto dal cosiddetto “ultimo teorema di Fermat” matematico “per diletto” vissuto nel corso del XVII secolo.
Di tale mia supposizione, ho acquisito convinzione quando, dopo avere notato l’effetto sorprendente del citato divisore Mm,pian piano ho trovato con essa agganci con idee appartenenti a tre matematici del passato: Oppermann, Fermat e Ulam (agganci che di volta in volta sono serviti da base di partenza per estendere la loro ricerca in altre direzioni che arricchiscono le loro originarie idee). Idee diverse che, debitamente sviluppate, convergono nella unica direzione degli intervalli quadratici da me individuati. Aggiungo inoltre che la dinamica matematica che si sviluppa all’interno degli intervalli quadratici tramite corrispondenza biunivoca tra elementi e loro divisori Mm dimostra fondata e vera la congettura del matematico romeno Dorin Andreca riguardante gli intervalli tra due successivi numeri primi, così come chiunque potrà convenire dopo averne acquisito conoscenza.
Sicché, ritengo che finalmente l’infinito albero dei numeri naturali consente di guardare l’esatta consistenza del suo apparato radicale. Tale visione dell’oltre mi consente di affermare con piena convinzione che esiste una particolare disposizione di coppie di intervalli, a cui sono soggetti tutti i numeri naturali, il cui effetto latente (derivante dalla sostituzione degli elementi numerici compresi negli intervalli coi loro singoli divisori Mm) è specchio sublime di una intrinseca proprietà dei numeri naturali. Una disposizione affatto casuale, bensì rivelatrice di un celato sottordine dei numeri naturali armoniosamente disposti in un virtuale geometrico triangolo.
Un triangolo i cui minuti elementi disposti a spirale, seguendo l’originario grafico di Ulam, si trasforma in un quadrato che si espande nelle quattro direzioni cardinali e, reinterpretato seguendo la logica matematica degli intervalli quadratici, mostra un meraviglioso infinito numerico equamente distribuito in quattro triangoli ciascuno dei quali ospita ininterrotte sequenze di intervalli quadratici di uguali caratteristiche, ovvero intervalli quadratici A di n dispari, intervalli quadratici B di n dispari, intervalli quadratici A di n pari, intervalli quadratici B di n pari. Quattro triangoli, i cui vertici confluiscono al centro, da ciascuno dei quali si dipartono scie di divisori Mm che si distribuiscono verso l’esterno in ordinate e ininterrotte sequenze.
Così come, leggendo, dal linguaggio utilizzato certamente si è già capito, per fortuna dei numeri primi che erano stufi di essere da sempre vissuti da incompresi, chi scrive non è un matematico tradizionale, bensì, un modesto amante della Natura, della Musica, della Poesia e delle Proprietà note e ignote dei Numeri Naturali, curioso di scoprire e assimilare le loro proprietà, ovvero un dilettante detective, auto prestatosi alla ricerca delle armonie recondite insite nella Natura.
Quando, intorno al 2002, studiando i fenomeni ciclici dei numeri naturali risolsi il dilemma del perché tutti i numeri perfetti hanno radice numerica sempre uguale a 1… cominciai a chiedermi se “per caso” anche i numeri primi potessero avere una qualche attinenza con tale fenomeno ma, essendo la problematica relativa alla distribuzione dei numeri primi molto più complessa, inizialmente non trovai niente di soddisfacente in tale direzione. Fu soltanto diversi anni dopo avere compreso la grande proprietà dei numeri naturali insita negli intervalli quadratici (con annessi fenomeni delle convergenze dei divisori Mm su alcuni elementi che implicitamente causa la replica sistematica dei numeri primi negli stessi intervalli) che trovai ciclicamente disposti, dentro analoghe tipologie di intervalli quadratici, alcuni di quegli elementi composti che ospitano divisori Mm fra loro primi (i quali sempre sono sempre causa delle repliche dei numeri primi) il che consente di dimostrare la perpetua presenza dei numeri primi dentro ciascun intervallo quadratico. Ma la sostanziale differenza fra i due fenomeni di ripetizione ciclica di numeri naturali fra numeri perfetti e numeri primi è che nel primo caso mi sono bastate solo tre pagine per la dimostrazione mentre nel secondo ne sono occorse diverse decina.
La stesura finale del libro a cui ho dato il nuovo titolo di “Intervalli quadratici e divisori Mm, la disciplina dei numeri naturali che regola la distribuzione dei numeri primi” è un volume di 230 pagine di formato A4, che comprende molteplici tabelle esplicative delle quali 30 a colori “Intervalli quadratici e divisori Mm, la disciplina dei numeri naturali che regola la distribuzione dei numeri naturali”. Il nucleo portante della teoria è corredato da diversi approfondimenti collaterali che affrontano molteplici aspetti, compresa, in coda, la spiegazione dettagliata dei movimenti “robotici” dei divisori Mm all’interno delle prime quindici coppie di intervalli.
A conclusione di questa introduzione osservo che essendo i numeri primi “essenza” che costituisce il punto di partenza per la comprensione delle basilari proprietà dei numeri naturali, la comprensione della loro asimmetrica distribuzione nel contesto dei numeri naturali costituisce una fondamentale tappa per l’evoluzione della matematica e a tal proposito osservo anche che una interpretazione elementare, quale è quella degli intervalli quadratici, assecondi meglio l’orientamento dello “Spirito” primordiale dei numeri naturali, stante che l’ordinamento decimale concordato dalla umanità per comodità di calcolo, invece, non ne consente di afferrarne la dinamica.
D’altronde, dal mio punto di vista, rilevo che questa mia teoria degli intervalli quadratici non è da intendere come una evoluzione della matematica moderna bensì come sua base, essendo l’edificio matematico che ospita i numeri naturali finora sospeso su un vuoto culturale che ha sempre lasciata insoddisfatta la domanda: “Esiste una legge matematica che regoli la distribuzione dei numeri primi?” Una base sostenuta da ragionamenti matematici elementari che, per tale specifico motivo, avrebbe potuto benissimo essere colta da una delle qualsiasi brillanti menti matematiche che si sono succedute nel corso dei secoli, non essendo necessario per la sua dimostrazione ricorrere alle moderne evoluzioni del “matematichese”, bastando fare una regressione quale è quella del sistema degli intervalli quadratici utilizzati dalla Natura.
A corredo e supporto dello studio dei numeri primi lungo il corso degli anni di evoluzione della basilare scoperta degli “intervalli quadratici” fra le cui proprietà è compresa quella della dinamica aritmetica della formazione dei numeri primi, al fine precipuo di stabilire eventuali connessioni tra il noto e l’ignoto, nel tempo ho eseguito uno studio parallelo su diversi altri aspetti dei numeri naturali interi positivi. Sicché, nel corso degli anni, anche al fine di conservarne memoria personale, ho fermato in una personale collana le seguenti pubblicazioni mono-tematiche:
- Primi di Mersenne e numeri perfetti. Esplorazione di una rarità numerica. Edizione Youcanprint 2013, successivamente ampliata ed elaborata in formato più grande (21×30) al fine di una più agevole lettura delle pagine contenenti specifiche tabelle, nel 2022, sempre coi tipi della Youcanprint.
- Terne pitagoriche primitive. Edizione Youcanprint 2013, anch’essa successivamente riveduta in formato più grande (21×30) al fine di una più agevole lettura delle pagine contenenti specifiche tabelle e riedita nel 2022.
- Spirale di Ulam, la straordinaria mappa dei sottordini dei numeri naturali che regolano la distribuzione dei numeri primi, edizione Youcanprint 2013, anch’essa successivamente ampliata in formato più grande (21×30) e riedita nel corso del 2020 sempre coi tipi della Youcanprint.
- Rette numeriche quadratiche, le impalcature matematiche che guidano la fattorizzazione dei numeri naturali, formato 21×30, Youcanprint 2021.
- Progressioni aritmetiche di numeri primi, formato 21×30, Youcanprint 2022.
- Fattorizzazione dei numeri naturali, evoluzione del metodo di Fermat e nuove scoperte, formato 21×30, Youcanprint 2023.
- Quaterne quadratiche, terne pitagoriche, primi gemelli e altre ricerche e dissertazioni sui numeri naturali, formato 21×30, Youcanprint 2023.
Per saperne di più clicca su “leggi l’estratto” alla pagina libro che si apre sul sito di Youcanprint



